Perchè in Italia ci sono gli esami orali all'università?
In base a quella che è la mia esperienza personale, da studente di Matematica (1), e in seguito ad alcune mie personali riflessioni, cercherò di rispondere a questa domanda smontando i luoghi comuni più diffusi da quelli che io scherzosamente chiamo gli oralisti, cioè coloro secondo cui non ci può essere un vero apprendimento senza che vi sia anche un esame orale che lo verifichi. Insomma, secondo gli oralisti l'esame orale è l'unica certificazione finale possibile dell'apprendimento (nozionistico) (2) da parte dello studente.
Andiamo ad analizzare punto per punto le tipiche affermazioni fatte dagli oralisti quando vogliono giustificare l'ingiustificabile presenza degli esami orali.
Affermazione 1: Gli esami orali insegnano a parlare in pubblico.
Questa affermazione è una delle più gettonate, e come i luoghi comuni più diffusi è anche quella più facile da smontare. Supponiamo infatti per assurdo che questa affermazione sia vera. Allora ogni persona che ha sostenuto degli esami orali dovrebbe essere in grado di sostenere pubblicamente un dibattito visto che "gli esami orali insegnano a parlare in pubblico". Peccato che questa affermazione non spieghi il brillante eloquio di Antonio Di Pietro, laureato in Giurisprudenza. Poichè basta un controesempio, l'affermazione è chiaramente falsa.
Inoltre, se questa affermazione fosse vera dimostrerebbe anche il fallimento della scuola dell'obbligo. Si afferma infatti che uno dei compiti degli esami orali sia quello di insegnare allo studente a parlare davanti a un uditorio. Ma tale compito è da ascrivere alla scuola dell'obbligo, non all'università. Questa affermazione infatti parte dal (falso) presupposto che lo studente al momento del suo ingresso all'università sia una specie di semianalfabeta che non è in grado di parlare in pubblico. Non solo questo presupposto è falso, ma è anche irrispettoso nei confronti del corpo docente della scuola secondaria, dato che si sta implicitamente accusando gli insegnanti di lettere di non aver saputo insegnare agli studenti a esprimersi correttamente.
Supponiamo ora che il nostro oralista non sia ancora del tutto convinto e che pensi che una delle funzioni degli esami orali sia di insegnare allo studente a parlare in pubblico e che tutto sommato la scuola dell'obbligo abbia fallito miseramente e dunque urge porre rimedio a una situazione così disastrosa.
Bene: se gli esami orali insegnano a parlare in pubblico, quale prova migliore di un seminario ci potrebbe essere? Il seminario infatti prevede la presenza di un uditorio abbastanza numeroso, di una esposizione e di eventuali domande da parte del pubblico. Perchè allora non fare dei seminari su alcuni argomenti che non si sono potuti trattare a lezione a causa del tempo?
L'oralista tituba, biascica qualcosa e non risponde alla domanda.
Affermazione 2: Gli esami orali insegnano a gestire il panico/rabbia/nervosismo.
Altra affermazione falsa e capziosa. Questa affermazione, in modo analogo alla precedente, non spiegherebbe la pacatezza e la tranquillità nel saper formulare una risposta di Vittorio Sgarbi, laureato in Filosofia. Ora, a Filosofia gli esami sono praticamente tutti orali: stando alla correttezza dell'affermazione, se a Filosofia gli esami fossero stati tutti scritti Sgarbi sarebbe diventato Darth Vader. Vi sembra assurdo? Anche a me. Conclusione: affermazione falsa.
Inoltre, come al punto precedente, se questa affermazione fosse vera dimostrerebbe nuovamente il fallimento della scuola dell'obbligo. Si afferma infatti che uno dei compiti degli esami orali sia quello di insegnare allo studente a gestire il panico/rabbia/nervosismo. Ma tale compito è da ascrivere alla scuola dell'obbligo, non all'università. Questa affermazione infatti parte dal (falso) presupposto che lo studente al momento del suo ingresso all'università sia una specie di primitivo indisciplinato che non è in grado di gestire le sue emozioni. Non solo questo presupposto è falso, ma è anche irrispettoso nei confronti del corpo docente della scuola secondaria, dato che si sta implicitamente accusando gli insegnanti (e i presidi) di non aver saputo insegnare agli studenti l'autocontrollo quando si interagisce con persone estranee.
C'è da fare però un'osservazione aggiuntiva. Se si parla di saper gestire il panico/rabbia/nervosismo si deve supporre che in sede d'esame ci sia la presenza di panico, rabbia o nervosismo in molti studenti.
Per quale ragione durante un esame orale dovrebbero essere presenti questi sentimenti? Evidentemente la persona con cui lo studente interagisce suscita in lui questi sentimenti. Si parte poi dal presupposto che il problema di interazione ce l'abbia lo lo studente (emotivo, timido, impacciato), ma è assai curioso che non si arrivi mai a chiedersi se il problema di interazione ce l'abbia il docente (sgarbato, arrogante, saccente).
Supponiamo ora che il nostro oralista non sia ancora del tutto convinto e che pensi che una delle funzioni degli esami orali sia di insegnare allo studente a gestire panico/rabbia/nervosismo e che tutto sommato la scuola dell'obbligo abbia fallito miseramente e dunque urge porre rimedio a una situazione così disastrosa.
Bene: se gli esami orali insegnano a gestire le emozioni, quale prova migliore di un seminario ci potrebbe essere? Il seminario infatti prevede la presenza di un uditorio abbastanza numeroso, di una esposizione e di eventuali domande da parte del pubblico. Perchè allora non fare dei seminari su alcuni argomenti che non si sono potuti trattare a lezione a causa del tempo?
L'oralista tituba, biascica qualcosa e non risponde alla domanda.
Affermazione 3: Gli esami orali risultano utili in futuro quando si dovrà sostenere un colloquio di lavoro.
Difatti come è noto a tutti ad un colloquio di lavoro viene chiesto al candidato di dimostrare la proposizione 2.5.1 a pagina 94 del libro. O come è noto a tutti in sede d'esame orale vi vengono poste le seguenti domande:
- Cosa sa fare?
- Perchè vuole farlo qui?
- Può farlo meglio in futuro?
Penso non valga la pena di spingersi oltre per smontare questa affermazione, per pietà. D'altronde se fosse vero, l'università italiana non ne uscirebbe in maniera così brillante.
Affermazione 4: Gli esami orali servono al docente per capire se lo studente ha capito.
Questa affermazione avrebbe la speranza di essere vera se agli esami orali venisse chiesto allo studente di risolvere dei problemi, di spiegare dettagliatamente le tecniche di una dimostrazione o venissero fatte delle domande in cui lo studente deve pensare anzichè ricordare. Infatti capire implica saper applicare. Se si è capito un argomento, si è in grado di applicarlo quando si presentano nuovi problemi da affrontare. Chiedere "mi enunci e mi dimostri il Teorema Fondamentale della Teoria di Galois" non vuol dire verificare se lo studente ha capito, ma solo cosa lo studente ha memorizzato. Chiedere di risolvere un problema in cui c'è da usare il TFTG vuol dire verificare se lo studente ha capito. Chiedere il numero e la data di una sentenza della cassazione è un puro esercizio mnemonico che nulla ha a che vedere con ciò che lo studente ha realmente capito di quella sentenza. Chiedere quali sono le implicazioni della sentenza vuol dire verificare se lo studente ha capito. Dunque gli esami orali, così come sono strutturati oggi non servono per verificare la comprensione, ma solo l'apprendimento nozionistico.
Come se non bastasse, chi fa questa affermazione spesso lamenta il fatto che negli esami scritti non ci sia la teoria e uno può aver applicato a macchinetta delle regole senza capire la teoria, concludendo che dunque l'orale è necessario. Argomento fallace: se è l'esame scritto a non fornire elementi sufficienti per la valutazione delle conoscenze acquisite, si cambia lo scritto, non si aggiunge l'orale. Si chiama Rasoio di Occam.
Supponiamo ora che il nostro oralista non sia ancora del tutto convinto e che pensi che una delle funzioni degli esami orali sia di aiutare il docente a capire se lo studente ha capito e che tutto sommato negli esami scritti l'assenza di teoria permetta a uno studente di passare l'esame senza aver studiato.
Bene: se l'obiettivo è di aiutare il docente a capire se lo studente ha capito, quale prova migliore di uno scritto in cui siano presenti sia gli esercizi che alcune domande di teoria? L'esame scritto infatti prevederebbe sia la presenza di esercizi di applicazione che di domande aperte, a cui lo studente deve rispondere in maniera chiara e concisa. Perchè allora non fare degli esami scritti di questo tipo?
L'oralista tituba, biascica qualcosa e non risponde alla domanda.
Affermazione 5: Durante gli esami scritti uno studente può copiare e senza l'esame orale passerebbe l'esame senza aver studiato.
E qui viene fuori la vera natura dell'oralista: un copione che se non copiasse agli scritti sarebbe ancora fermo sugli esami del primo semestre del primo anno. Detto ciò, chi fa questa affermazione sta implicitamente ammettendo l'indolenza di una buona parte dei docenti universitari, che anzichè sorvegliare alacremente durante gli esami scritti si concedono a qualche dialogo sull'ultimo articolo di ricerca che stanno scrivendo o a qualche chiacchiera sul più e sul meno. Tuttavia questo problema potrebbe essere facilmente risolto come già fanno tanti altri docenti: diversificazione dei compiti. Poichè stare a sorvegliare per tre ore qualche centinaio di persone deve essere divertente solo se amate i reality show, basta semplicemente fare quattro versioni diverse del compito per impedire a chiunque non voglia essere notato mentre manda segnali di fumo di copiare. Certo, potrebbero esserci persone che partono da casa con un armamentario di bigliettini o usano gli smartphone per copiare. Come si risolve? Semplice, come si fa in tutto il resto del mondo: se vieni beccato sei fuori dall'università. Espulso. Non puoi più reiscriverti. In Italia il massimo della pena per chi copia è il salto d'appello. Davvero terribile: è per questo che gli studenti continuano a copiare agli scritti.
Tutto ciò ci dice che questa affermazione vorrebbe essere vera, a patto di considerare l'indolenza di chi sorveglia e le pene irrisorie per chi viene beccato copiare. Ma, come al solito, l'argomento è fallace: se all'esame scritto gli studenti copiano, si impedisce agli studenti di copiare, non si aggiunge l'orale. Si chiama Rasoio di Occam.
Supponiamo ora che il nostro oralista non sia ancora del tutto convinto e che pensi che una delle funzioni degli esami orali sia di impedire che gli studenti passino l'esame senza aver studiato.
Bene: se l'obiettivo è di impedire a chi non studia di passare l'esame, quale soluzione migliore di una migliore sorveglianza, di una diversificazione dei compiti e di una espulsione dall'università per chi copia? Chi potrebbe compomettere per sempre la propria carriera universitaria in questo modo quando basta studiare?
L'oralista tituba, biascica qualcosa e non risponde alla domanda.
Conclusioni.
Dopo aver visto l'esame orale come sassolino di Demostene nell'Affermazione 1, come Ritalin nell'Affermazione 2, come consulente del lavoro nell'Affermazione 3, come sfera di cristallo nell'Affermazione 4, come guardia carceraria nell'Affermazione 5, possiamo fare alcune conclusioni sugli orali e sugli oralisti.
Inutilità degli orali:
- Dopo una settimana dall'orale lo studente saprà esattamente quello che sapeva la settimana prima dell'orale.
- L'esame orale favorisce particolarmente gli oralisti: studenti particolarmente estroversi quanto particolarmente abili nell'arruffianarsi i docenti.
- L'esame orale è inutile specialmente dopo aver sostenuto un esame scritto.
Dannosità degli orali:
- Esami scritti annullati da orali portati al parossismo.
- Gli esami orali creano i presupposti per eventuali favoritismi, valutazioni soggettive o sbilanciate.
- Arbitrarietà del voto finale: A e B partono da un 24 dell'esame scritto. A fa l'esame orale con l'assisente e prende 28, B fa l'esame orale con l'ordinario e prende 20.
- Gli esami orali sono lo strumento migliore per il mantenimento del nozionismo.
- Gli esami orali non verificano se lo studente ha acquisito un metodo che gli consenta di risolvere problemi.
Oralista: colui che passa esami scritti copiando o grazie a rari colpi di fortuna e che senza esami orali raramente prenderebbe voti al di sopra del 24. In conseguenza di ciò l'oralista è spinto da un'irrefrenabile forza nella difesa degli esami orali. Il suo habitat è in Europa, nella regione europea a sud delle Alpi. Il suo paese è composto per lo più da oratori che arringano le folle con il loro eloquio ricercato. Oratori e oralisti difficilmente sanno scrivere più di due righe in lingua italiana che abbiano un senso compiuto.
Perchè in Italia ci sono gli esami orali all'università?
- Perchè i docenti universitari sono sadici (10%).
- Perchè è tradizione. Perchè il padre del docente faceva gli esami orali. E il padre del padre del docente faceva gli esami orali. E il padre del padre del padre del docente faceva gli esami orali. La tradizione è futuro. La tradizione è progresso. Viva l'Italia. (50%).
- Perchè i docenti universitari non sono impegnati nella ricerca come i loro colleghi negli altri paesi europei. (20%).
- Perchè il docente universitario ha fatto gli orali. E siccome lui ha subito, deve subire anche lo studente. Argomento noto come vecchio che ha fatto la guerra: "Quando ero giovane c'era la guerra. Quando arriva una nuova guerra a scombussolare le vite di questi giovani che hanno tutto?" (20%).
(1) In realtà il discorso può essere benissimo esteso alle facoltà umanistiche, dato che tutti gli argomenti usati in seguito per ribattere alle affermazioni faranno a meno del corso di laurea scelto dallo studente.
(2) Sul nozionismo della scuola e dell'università italiana ci sarebbe da scrivere un libro, ma numerosi insegnanti e pedagogisti mi hanno già preceduto.
(3) Se avete la fortuna come me di dover fare per quasi tutti gli esami sia lo scritto che l'orale.
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